Alfredo Rapetti Mogol vive e lavora a Milano, dove è nato nel 1961.
Dopo un percorso nel mondo dell’arte e dell’editoria, sente la necessità di coniugare le sue più grandi passioni: la scrittura e la pittura. La sua attività artistica è costellata da numerose mostre personali e collettive ospitate in spazi pubblici e privati, sia in Italia che all’estero.
Egli è da sempre attratto dalla sperimentazione, dal nomadismo culturale e dalla multidisciplinarietà, come testimoniano non solo le sue incursioni sul confine tra immagine e parola, ma anche tra musica e canto, tra pittura e installazione.
Alfredo Rapetti Mogol usa un linguaggio rigoroso e talvolta scarno che racchiude in sé la ricchezza inesauribile della molteplicità alfabetica, dei suoi riferimenti e delle sue connessioni. In opere come le sue note “Lettere” fra cui “Scrittura bianca” in acrilico su tela del 2012 (100×100 cm) lo scrivere e la decifrazione della parola diventano un nuovo alfabeto che, anche se usato in modo minimale, comprende tutto se stesso e va oltre, per dare inizio a una sorta di grado zero del linguaggio, che parla di vita, di metamorfosi e di dinamismo del mondo. Tracciati di segni, grafemi e parole criptate dalla loro scomposizione diventano quindi strumenti della memoria e riaffiorano dall’indistinto, come in “Cemento bianco” del 2002 (40×80 cm).
In questo modo gli alfabeti si coagulano o si liquefano per dare vita a nuovi insiemi, è il caso dei lavori intitolati “Io sono io”, 2018, in acrilico su piombo (51×41 cm) o nella celebre versione su carta manoscritta a inchiostro blu (19,5×24,5 cm) dove l’opera connette il passato al futuro offrendo nuove prospettive per rileggere, più consapevolmente e più criticamente, la crescente complessità del mondo attuale.
Le parole scomposte inducono a fermarsi, chiedono tempo, sono enigmatiche, come si evince in “L’anima resta” del 2018 realizzata a inchiostro tipografico su carta (28×19 cm), da cui emerge il potere della grande arte di interrogare l’osservatore.