Max Gasparini nasce a Rovato (Brescia) nel 1970. Compie studi artistici per poi dedicarsi al restauro. Autodidatta, si dedica a una pittura di soggetto intimista, con tecnica a tempera all’uovo e a olio. Utilizzando oggetti in uso quotidiano li fa diventare attori di una narrazione fine a se stessa, personale. Documenta, in piccole tavole, paesaggi silenti, ruderi, portoni, appunti di viaggi testimoni di un passaggio umano non più tangibile. Cominciano così ad apparire elementi che diverranno protagonisti fondamentali nelle sue opere, quali la ruggine e vari fattori di consunzione.
L’inizio dell’attività espositiva nel 2008 coincide con la scoperta e l’utilizzo di materiali impuri e l’abbandono del dipingere al cavalletto: sacchi di iuta, vecchie lamiere con ruggini e ossidazioni naturali, teli, lastre di catrame e cartoni. Questi materiali offrono all’artista nuove visioni entro le quali muoversi, in un’indagine psicometrica.
Il dare dignità a una materia esausta (ispirato dall’amore profondo dell’artista per i lavori di Burri e Rauschenberg) è integrata ora con un classico dipingere a olio sulla lamiera, a spatola con stucco e acrilico su iuta e vecchi teli di lino e cotone. Appaiono i primi volti iconici, ossessivamente ripetuti, i corpi femminili depositari di ermetici rimandi alchemico-mitologici; il tutto utilizzando solo il bianco e il nero, l’essenziale, ora come fosse una scultura, ora un disegno o una xilografia… ma non la realtà. Nel 2011 espone una serie di lavori battezzata Al Nero su vecchi teli col procedimento d’immersione nel colore “nero vite di Germania”, ottenendo così macchie alla Rorschach, sulle quali inserire le sue epifanie. Arriva la prima importante collaborazione all’estero con un circuito di gallerie olandesi e inizia la partecipazione alle rassegne fieristiche internazionali, tutt’ora in corso, con una galleria italiana. Gasparini concretizza le sue scelte stilistiche approfondendo il tema del volto femminile nelle opere su iuta e la ricerca alchemica-mitologica nelle opere su lamiera. Dal 2016 avvia una fondamentale collaborazione con l’artista Marco Travali, con codici espressivi nell’audiovisivo e la fotografia, che lo porta nel mondo dell’installazione col progetto Opscurus e nel 2017 con la performance in diretta streaming Dissolve dedicata al tema della “melanconia”, caro ad uno degli artisti prediletti di Gasparini, Albrecht Dürer.