Protagonista di spicco del fenomeno artistico sperimentale noto come “Giovane Scuola di Roma”, Renato Mambor comincia a dedicarsi alla pittura verso la fine degli anni ’50, quando in Italia l’arte tendeva verso l’informale. Nato nella Capitale nel 1936, ebbe modo di sperimentare le sue prime visioni artistiche grazie all’amicizia con artisti come Mario Schifano, Pino Pascali, Franco Angeli, Tano Festa, Mario Cerioli, Cesare Tacchi e Kounellis. Da questi, però, si distacca fin da subito, creando un proprio stile, distintivo e d’avanguardia. Utilizzando segnali stradali, timbri con omini, sagome bidimensionali e ricalchi fotografici di icone della cultura popolare, Mambor abbraccia un linguaggio più razionale e meno interiore. Le profondità e i tratti somatici delle figure sono celati e dipinti con colore steso a campitura oppure usando un rullo per la tappezzeria. L’artista ha modo di far conoscere i suoi primi lavori in occasione di un premio organizzato nel 1958, destando inizialmente non poche perplessità. Tuttavia, l’anno seguente organizza la sua prima esposizione monografica alla Galleria romana “L’Appia Antica”, arrivando a vincere nel 1960 il “Premio di incoraggiamento Galleria d’Arte Moderna”. Dà così il via a una carriera piena di successi, con esposizioni in gallerie note e in voga nella Roma degli anni sessanta. Contemporaneamente si dedica anche al cinema e al teatro, partecipando come interprete a “La Dolce vita” di Federico Fellini e lavorando, fra gli altri, con Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Totò, Chet Baker, Damiano Damiani. Questa passione lo porta a una pausa decennale con la pittura, cui torna a dedicarsi nel 1985. Da allora ha continuato a dipingere e ad esporre fino all’inizio di dicembre 2014, quando viene a mancare.
Renato Mambor
